«Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono neppure toccati», scriveva nel 1921 Ludwig Wittgenstein. A distanza di cento anni questa affermazione appare ancor più vera. L’accelerazione impressa alle nostre vite stravolge la percezione del tempo, rende la nostra mortalità inaccettabile, i valori instabili, il senso complessivo delle cose confuso. E allora le domande ultime – “Esiste una vita dopo la morte?”, “Possiamo trovare un senso in un universo apparentemente privo di uno scopo trascendente?”, “Siamo noi i creatori dei nostri valori?” – acquistano un’urgenza del tutto eccezionale: terrena e spirituale. Per tutti noi, credenti o atei. Ne parlerà Javier Cercas, scrittore ateo, che ha fatto un viaggio alla fine del mondo con papa Francesco.
A Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Le esistenze dei protagonisti sono legate in un unico disegno beffardo e tragico, mentre cercano ognuno la propria redenzione. Il film ha ottenuto 5 candidature ai Nastri d’Argento, 4 candidature e 2 premi ai David di Donatello.