Pianeta Terra Festival

Cos’è

Pianeta Terra Festival: cos’è

Il filo conduttore della seconda edizione di Pianeta Terra Festival sarà l’esplorazione della fitta, ingegnosa rete che tiene insieme tutti gli esseri viventi. Che la nostra specie dipenda dalla sopravvivenza delle altre lo sappiamo almeno dal 1859, anno di pubblicazione de L’origine delle specie. L’uomo, che, come ogni altra specie, si è evoluto attraverso un processo di selezione, è indissolubilmente legato a tutte le altre da una rete globale di relazioni la cui integrità è necessaria alla nostra sopravvivenza. La domanda che ci pone Darwin per farci rappresentare la rete di relazioni tra i viventi è: potreste immaginare animali più distanti fra loro di un gatto e un bombo? Eppure, le relazioni che legano questi due animali sono talmente strette che, se venissero modificate, le conseguenze sarebbero tante e profonde. I topi, infatti, sono fra i principali nemici dei bombi, di cui distruggono i nidi e mangiano le larve. Ma i topi, lo sanno tutti, sono la preda preferita dei gatti. Quindi dove ci sono più gatti ci sono meno topi e di conseguenza più bombi. Ora, i bombi rappresentano i principali impollinatori di molte specie vegetali ed è noto che maggiore e migliore è l’impollinazione massimo sarà il numero di semi prodotti dalle piante. Dal numero e dalla qualità dei semi dipende la presenza più o meno grande di insetti, i quali rappresentano il nutrimento principale dal quale dipendono numerose popolazioni di uccelli… Potremmo continuare così a lungo, unendo un gruppo di viventi ad un altro. Batteri, funghi, insetti, pesci, mammiferi, uccelli, cereali, rettili, orchidee si succederebbero senza pausa gli uni agli altri: la rete della vita, appunto.

Ma la scienza è una cosa e le nostre convinzioni un’altra. Nonostante Darwin, durante la rivoluzione industriale l’idea della natura si modifica: viene percepita come qualcosa di esterno e separato dall’uomo, sinonimo di selvaggio, non addomesticato, un ostacolo alla sopravvivenza umana. Ecco perché la sua conquista diventa segno di progresso della civiltà. Non è un caso se, negli stessi anni, George Perkins Marsh, il primo ecologo d’America e ambasciatore USA in Italia dal 1861 al 1882, è convinto che la missione dell’umanità sia quella di sottomettere e addomesticare la natura, poiché “ovunque non riesca ad essere il padrone, non potrà che esserne lo schiavo”.

Ma i dati di cui disponiamo oggi vanno nella direzione opposta. Nel 2021, Sir Partha Dasgupta, economista dell’Università di Cambridge, pubblica un report commissionato dal Tesoro del Regno Unito. Si intitola L’economia della biodiversità e inizia così: «Le nostre economie, i mezzi di sussistenza e il benessere dipendono tutti dal nostro bene più prezioso: la natura. Siamo parte della natura, non separati da essa». Ignorare la perdita di biodiversità «potrebbe avere conseguenze catastrofiche per le nostre economie e il nostro benessere». Dalla lettura di questo documento scopriamo che la corsa al consumo sta esaurendo non solo risorse come il suolo, i minerali e l’acqua dolce, ma qualunque bene naturale. Tutto, indistintamente, scompare al nostro passaggio. Anche gli altri esseri viventi, il cui numero si sta riducendo ad una velocità inimmaginabile. Si ritiene che oggi il tasso di estinzione delle specie sia circa 1000 volte superiore a prima che gli umani dominassero il Pianeta. In 50 anni, a partire dal 1970, il numero di animali che vivono sulla Terra si è dimezzato. Dati che i ricercatori non esitano a descrivere come un “annientamento biologico” o un “attacco alle fondamenta della civiltà umana”: oggi, il 96% dei mammiferi che vivono sul Pianeta sono uomini o animali da allevamento e il 70% di tutti gli uccelli è rappresentato dal pollame.

Già oggi avremmo bisogno di 1,6 Terre per mantenere gli attuali standard di vita e in futuro andrà sempre peggio. Secondo la Banca Mondiale, entro 20 anni da oggi, la classe media crescerà dai meno dei due miliardi di persone attuali a circa cinque miliardi. Tre miliardi di persone in più che, consumando carne, acqua, carburanti, metalli, materie prime, faranno salire i consumi delle risorse terrestri a livelli molto più alti dei già insostenibili consumi attuali. A questi ritmi di consumo delle risorse naturali e di forte riduzione delle altre forme di vita, chiederci quanto ci vorrà prima che il Pianeta non riesca più a sostenere la nostra attuale “civilizzazione” non è più una domanda retorica ma una serissima questione al cui studio dovremmo dedicarci in tanti.

Dunque qual è la lezione? Una sola: non ci si salva da soli, ma soltanto attraverso la protezione integrale dei nostri ecosistemi, la protezione della vita di ogni singola specie che vive intorno a noi. È dalla biodiversità che dipende la sopravvivenza dell’umanità. Ci auguriamo che la comunità di persone consapevoli, la cui creazione è il fine ultimo del nostro Festival, comprenda, durante le giornate che vivremo insieme, che preservare la natura, ossia ciò che è nato, che è vivo, dovrebbe essere un imperativo categorico, perché quando la vita degli esseri viventi perde valore, allora tutte le vite, anche le nostre, lo perdono di conseguenza.

Stefano Mancuso
Direttore scientifico del Festival

La sostenibilità, il cambiamento climatico e la transizione ecologica sono temi dibattuti quotidianamente nei consessi scientifici di tutto il mondo e concetti contenuti sia nei documenti di programmazione delle grandi organizzazioni internazionali che in quelli della gran parte degli Stati nazionali. La sensibilità diffusa circa il futuro dell’umanità e sulla persistenza delle condizioni della vita sul nostro Pianeta ha portato al riconoscimento in numerose carte costituzionali del diritto delle nuove generazioni di vivere nella ricchezza della biodiversità e delle risorse del Pianeta e all’affermazione degli stessi diritti che la Natura possiede in sé e oltre la tradizione antropocentrica, che la vuole mero strumento per la realizzazione dei bisogni dell’umanità. Orientare lo sviluppo e soddisfare i bisogni di un’umanità in progressiva crescita nel rispetto di equilibri ambientali – sempre più minacciati – rappresentano oramai sfide ineludibili. La correlazione tra l’incidenza delle attività antropiche, il riscaldamento dell’atmosfera, il depauperamento delle risorse naturali, il cambiamento climatico è scientificamente acclarata. Le stesse variazioni climatiche cicliche, che investono da sempre la storia del nostro Pianeta, hanno agito in un contesto incomparabile all’attuale, dove le attività umane hanno prodotto trasformazioni tali, persino sul piano geologico, da definire i caratteri di un’era in procinto di essere scientificamente riconosciuta come Antropocene. 

La Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, al pari delle altre Fondazioni di origini bancarie, opera in settori rilevanti per la propria comunità di riferimento: le arti, la cultura e i beni culturali, la sanità, il welfare e il volontariato, lo sviluppo economico e la ricerca, la scuola e l’alta formazione, la qualità del territorio e l’ambiente, la cooperazione internazionale. La decisione di farsi ente promotore del Festival Pianeta Terra è la conseguenza di una strategia pluriennale attenta, sia in fase di investimenti sia in termini di interventi ed erogazioni, alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tra i molti progetti negli anni, vale la pena ricordare il piano di piantumazione sostenuto con il concorso di alcune amministrazioni pubbliche; il piano di intervento di efficientamento energetico sugli edifici scolastici; i numerosi programmi didattici  in materia ambientale sostenuti nei cicli scolastici; il finanziamento di programmi di ricerca universitari e di ricerca applicata all’economia per favorire modelli di innovazione e sostenibilità; il recente impegno per l’acquisizione al patrimonio pubblico di una vasta area umida censita dai programmi europei. La Fondazione è consapevole di operare in termini sussidiari in ogni settore in cui opera e a maggior ragione in quello della sostenibilità, in cui l’intervento delle politiche pubbliche e dei comportamenti dei privati è decisivo. 

La scelta di promuovere il Festival e di costruire per la sua realizzazione una rete di soggetti che dall’impresa alla scuola, dalla ricerca alle arti, dall’Università ai servizi, dal lavoro alla finanza, dalla famiglia all’associazionismo si integri con la partecipazione di scienziati e studiosi, divulgatori, filosofi, storici, artisti proposti dalla Direzione scientifica nasce dalla volontà di creare i presupposti di una consapevolezza diffusa, scientificamente e laicamente informata e di mostrare l’impegno che sul tema profondono soggetti e interi settori del nostro territorio.

Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca




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