Pianeta Terra Festival: cos’è
In fisica si definisce instabile ogni sistema che è impossibile da controllare a causa del suo comportamento imprevedibile. Prendiamo, ad esempio, il caso di tre corpi nello spazio di cui si conoscano sia le posizioni iniziali che la velocità e che orbitino l’uno intorno all’altro. Si tratta del famoso problema dei tre corpi, portato alla ribalta da Liu Cixin grazie ai suoi magnifici romanzi. Di che si tratta? È l’esempio di un classico sistema instabile. Infatti, se volessimo calcolare le orbite di questi tre corpi nello spazio, non ne caveremmo un granché. Per un sistema a due soli corpi – ad esempio la Terra e la Luna, o il Sole e la Terra – che avvertono l’uno la forza di gravità dell’altro non esiste alcuna difficoltà di calcolo: Newton ci ha fornito una soluzione matematica semplice per capire in dettaglio come queste coppie si muoveranno. Grazie alle sue equazioni, infatti, possiamo calcolare con precisione assoluta dove si troveranno in futuro, quanto velocemente si muoveranno, e prevedere, in qualsiasi momento, la loro posizione.
La faccenda si complica quando i corpi coinvolti dall’attrazione gravitazionale diventano tre o più: ogni minima alterazione nella posizione dei tre corpi può produrre enormi cambiamenti nella loro disposizione futura. Non è possibile, dunque, prevedere il loro comportamento futuro. Il sistema è instabile (o caotico).
Si tratta di una situazione molto più comune di quanto si pensi. Prendiamo il meteo: è anch’esso un sistema instabile. Le previsioni possono essere accurate per il giorno dopo, meno per la prossima settimana e del tutto casuali per il mese venturo. Le modifiche alle condizioni che operano sul nostro pianeta agiscono seguendo la stessa logica di imprevedibilità. Possiamo considerare, infatti, la Terra come un sistema inerentemente instabile: ogni modifica delle condizioni iniziali, per quanto minima, può avere conseguenze enormi sul suo futuro. Quando poi le modifiche non sono minime ma sostanziali – come nel caso dell’aumento della temperatura media, in una manciata di anni, di 1,5°C – prevedere come sarà il futuro del nostro pianeta diventa impossibile: risponde alle stesse regole di imprevedibilità o dei tre corpi. Nessuno può sapere che cosa accadrà e chi si azzarda a fare previsioni – cosa, comunque, mai prudente da fare – ha le stesse probabilità di azzeccarle di un indovino o di un oracolo dei tempi passati.
Nel caso del nostro pianeta, oltre alla sua inerente instabilità, c’è da tenere conto anche di quello che nei paesi anglosassoni comincia ad essere conosciuto come il problema di Lucrezio. Lucrezio è proprio quel Lucrezio: Tito Lucrezio Caro, l’autore del De rerum natura, e il problema che porta il suo nome riguarda quanto scrive sull’impossibilità per l’uomo stolto di immaginare una montagna più alta della più alta montagna conosciuta. Gli uomini stolti siamo noi e il problema di Lucrezio è il principale ostacolo alla comprensione di cosa ci riserverà il futuro.
Cercherò di spiegarmi meglio: su cosa si basa ogni modello che in qualche maniera cerchi di descrivere il nostro futuro? Ovviamente su ciò che è accaduto nel nostro passato. Pensate, ad esempio, ai modelli che tentano di prevedere l’andamento dei mercati finanziari o la lunghezza della vita delle persone, la loro probabilità di ammalarsi, la frequenza di un particolare reato, ecc. In ognuno di questi casi, i dati su cui basarsi per la costruzione di modelli predittivi non possono che essere le serie storiche. Ma cosa accade quando il sistema di cui si cerca di prevedere il comportamento è instabile e cambia in maniera repentina? In altri termini, cosa ce ne facciamo di un modello che dovrebbe prevedere un futuro che però non ha più nulla a che fare con il passato? Nulla di buono. Il risultato non potrà che essere casuale. Come gli uomini stolti di Lucrezio, non riusciamo a immaginare una montagna più alta di quelle che conosciamo proprio nel momento in cui avremmo la necessità di farlo. Il riscaldamento globale, infatti, sta cambiando in maniera così drastica le condizioni del nostro già instabile sistema da rendere comuni eventi che solo pochi anni fa sarebbero stati inimmaginabili. Prendiamo la quantità di acqua che è caduta a Valencia il 29 ottobre del 2024. Il pluviometro di La Mojonera ha misurato 784,4 millimetri di pioggia. Una quantità inaudita e inimmaginabile di pioggia: in pratica è come se tutta la pioggia di un anno fosse caduta in un solo giorno. Nessun modello poteva prevedere qualcosa del genere. Non avevamo mai visto una “montagna” del genere e non potevamo, quindi, prevederla. Fino a pochi anni fa, gli eventi estremi erano ancora rari tanto da potersi definire estremi. Ma oggi? Qualche mese fa un’analisi di Legambiente registrava 24 eventi estremi avvenuti in Italia negli ultimi due anni. Si tratta di un evidente paradosso: se abbiamo 24 eventi in due anni questi non possono più – per definizione – essere classificati come estremi.
Si tratta di una nuova normalità in cui cose prima inimmaginabili diventano comuni. Dovremo abituarci e iniziare a capire come navigare in un mondo che non riusciamo più a leggere.
Stefano Mancuso
Direttore scientifico del Festival
Pianeta Terra Festival è giunto alla quarta edizione. Il titolo scelto per l’anno 2025 è Sistemi instabili. Uno tra i possibili, forse il più emblematico e significativo. La rapidità dei cambiamenti – climatici, geopolitici, tecnologici, economici – rende ogni prospettiva incerta e sfuggente. Se è vero che lo stesso Universo, secondo alcune teorie, deve la sua origine ad un’improvvisa scintilla di instabilità e che questo carattere attraversa la vita e la storia, è altrettanto vero che mai prima è stata così penetrante e diffusa la percezione della variabilità e della discontinuità. Il Festival si propone come un laboratorio collettivo per riflettere sull’instabilità come condizione strutturale, non più emergenza passeggera, se mai passeggera lo è stata. Più dell’esercizio della previsione di un nuovo equilibrio, serve una nuova pratica della navigazione nell’incertezza per viaggiare e abitare mondi che ancora non comprendiamo. Alcuni luoghi di Lucca – veri e propri spazi simbolo della città – diventano di anno in anno un palcoscenico urbano di riflessione e di condivisione in cui una comunità di donne e di uomini di generazioni diverse partecipa ad una comune riflessione sulla fragilità del presente. Il Festival conferma il proprio approccio caleidoscopico. Gli interventi di scienziati, filosofi, psicoanalisti, economisti, amministratori, scrittori, attivisti, geografi, artisti offriranno al pubblico letture diverse per comprendere le fratture del nostro tempo e i futuri possibili. Pianeta Terra Festival è stato in origine pensato come un evento culturale in cui il tema prescelto riverbera suggestioni, sollecitazioni, preoccupazioni e speranze, tensioni e fiducia, come attraverso un prisma. Questa edizione ci introduce ad un’esperienza collettiva necessaria per spiegare le manifestazioni dell’instabilità e le risposte possibili. È il luogo dove l’incertezza si trasforma da minaccia a terreno condiviso di conoscenza, dove la fragilità del presente diventa motore di riflessione e prospezione.
Massimo Marsili
Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca